Google+ Ivan Catalano - Un Cittadino che fa il proprio dovere alla Camera dei Deputati: Audizione di Poste Italiane Spa, ing. Sarmi

Deputato Ivan Catalano

martedì 29 ottobre 2013

Audizione di Poste Italiane Spa, ing. Sarmi

Buonasera a tutti,

pubblico l'audizione completa dell'ing. Sarmi, A.D. di Poste Italiane Spa. L'audizione è stata richiesta in ufficio di presidenza della commissione trasporti, dal movimento 5 stelle, ed è stata appoggiata da tutte le forze politiche.

Pubblico il testo completo del mio intervento, avvenuto dal minuto 57:


Intendo portare alla sua attenzione diverse questioni, già oggetto di interrogazioni parlamentari, riguardanti la gestione di Poste. I due punti focali comuni a tutte le questioni sono:
  1. l’incompatibilità tra le politiche di riduzione costi e gli obblighi previsti per il servizio universale.
  1. L’inadeguata attenzione alle risorse umane. Attenzione che dovrebbe contraddistinguere quello che si pone come un servizio pubblico, partecipato, peraltro, al 100% dallo Stato. 
Nonostante i risultati positivi del 2011 e del 2012, che si chiude con ricavi complessivi di 9,2 miliardi, il servizio pubblico ha registrato una diminuzione delle unità preposte dovuta alla chiusura di sportelli, alla riduzione dei giorni e degli orari di apertura e alla soppressione di zone di recapito.
La conclusione è che i tagli non garantiscono più il servizio universale nei termini di uniformità di servizio su tutto il territorio, di tariffe contenute, e di soddisfacente qualità del recapito nei termini stabiliti dal contratto di programma.
Poste, per compensare l’aumento dei carichi di lavoro, soprattutto temporanei, non più sostenibili a seguito della riduzione dell’organico è ricorsa, tra il 2006 e il 2012, all’utilizzo massiccio di forme contrattuali a tempo determinato attingendo ad un ampio bacino di personale per eludere la normativa che impone la stipula del contratto a tempo indeterminato. Inoltre il governo è intervenuto con leggi ad hoc in favore dell’azienda, introducendo la cosidetta “Causale Finanziaria”, che disciplina l’utilizzo di contratti a termine nei settori strettamente collegati al servizio postale, con la possibilità per l’azienda di effettuare assunzioni di dipendenti a termine senza la necessità di giustificare il motivo nei periodi festivi nella percentuale non superiore al 15% dell’intero organico. Nonostante l’intervento legislativo, Poste ha continuato ad abusare di tali contratti non rispettando le norme (art. 2, comma 1-bis D.Lgs. 368/2001). Gli interessati si sono rivolti all’autorità giudiziaria, che in molti casi ha riconosciuto le ragioni dei ricorrenti, generando il cosiddetto fenomeno dei ricorsisti ctd.
La soluzione blanda prospettata da Poste per tamponare tale fenomeno, ovvero, l’assunzione dei ricorsisti vincitori in primo grado che rinunciassero a proseguire l’azione giudiziaria, hanno visto esclusi molti altri ricorsisti, non vincitori in primo grado, o in attesa dell’esito.
Al fine di pervenire ad una soluzione del contenzioso sul tema e nell’ottica di favorire il graduale superamento del fenomeno, è necessario individuare criteri finalizzati ad orientare, coerentemente con l’evoluzione delle condizioni economico-organizzative aziendali, il reperimento del personale tra le risorse già impiegate in passato a tempo determinato, secondo i criteri di: anzianità di servizio, carichi di famiglia ed anzianità anagrafica. 
Tra le politiche discutibili di gestione del personale e di risparmio sul costo del lavoro, si è registrato anche un massiccio incentivo all’esodo dei lavoratori prossimi al raggiungimento dei requisiti minimi per il pensionamento. 
Attualmente le problematiche connesse all’attuazione della Riforma Fornero, hanno indotto Governo e Parlamento ad estendere a più riprese la platea dei soggetti ammessi al pensionamento secondo la normativa previgente. Eppure un’ azienda come Poste - titolare di contratto di programma, controllata dallo Stato e i cui amministratori e manager vengono nominati dallo Stato - non ha dato alcun segnale di condivisione e solidarietà sul problema.
Poste dovrebbe dunque, responsabilmente, farsi carico dei propri lavoratori istituendo, all’interno dell’azienda, un fondo di solidarietà a cui attingere per il versamento degli importi pattuiti con i lavoratori, anticipandoli, se del caso, per assicurare la fluidità dei pagamenti necessaria per la vita quotidiana, in attesa della definizione INPS.
Le problematiche connesse alla gestione delle risorse umane non si esauriscono con esodati e ricorsisti, infatti, l’azienda ha mostrato una singolare indifferenza anche di fronte alle esigenze di lavoratori distanti centinaia di km dal proprio comune di residenza, non accogliendo le reiterate richieste di avvicinamento avanzate per assistere familiari affetti da gravi patologie, accertate ai sensi della legge 104/92.
Veniamo ora all’operazione “Lost pay (Int1 e int2)” del 19 marzo 2013, condotta dal comando gruppo Guardia di Finanza Palermo, la quale ha scoperto una truffa organizzata ai danni degli utenti della catena “Servizi Postali” e “Posta più”, portando al sequestro di 72 agenzie su tutto il territorio nazionale. Tali agenzie effettuavano i servizi di pagamento, abusivamente, perché non iscritte all’ “Albo degli Istituti di Pagamento”, come stabilito dal Testo Unico delle Leggi Bancarie” (TUB). Non appare comprensibile come un’azienda interamente partecipata dallo Stato possa affidare servizi critici e delicati come quelli dei pagamenti a società non abilitate. Esternalizzazioni di questo tipo, realizzate a spese del personale interno, si sono concretizzate in operazioni irregolari, esponendo Poste a rischi reputazionali e patrimoniali.
Come se non bastasse, quattro giorni dopo la scoperta della truffa, l’ispettore che aveva contribuito alla riuscita dell’operazione è stato sollevato dal proprio incarico di Funzione Ispettiva vedendosi, così, costretto a ricorrere alla giustizia ordinaria per far cessare i comportamenti vessatori posti in essere dall’azienda. 
Le ricordo che nella relazione finanziaria 2012 di Poste vi è scritto che “i rischi derivanti da azioni fraudolente e/o attacchi criminosi” necessitano di particolare attenzione, insieme alla “continua formazione del personale dipendente, unitamente alla collaborazione con le forze dell’ordine e la magistratura”. 
Vale la pena ricordare anche la vicenda dell’arresto del portalettere Paon in località Capaci(PA).
Il portalettere Paon è stato arrestato in flagranza di reato nel mese di giugno dell'anno 2012 dopo un'intensa attività ispettiva.
I comportamenti del Paon Alberto erano stati segnalati dal Direttore del centro, DR. Barone, in undici relazioni di servizio, del tutto ignorate. Solo l'attività ispettiva ha consentito di far trarre in arresto, il Paon che deteneva all'interno della propria abitazione di Capaci oltre 800 kg di corrispondenza. La vicenda dell'arresto ha avuto eco sulle cronache giornalistiche Nazionali. I Responsabili che avevano ricevuto le segnalazioni dal Dr. Barone sono al loro posto dopo aver scontato come provvedimento disciplinare, un solo giorno di sospensione dal servizio. invece il Dr. Barone, dopo qualche mese, è stato sollevato dall'incarico e spostato in altro Ufficio .
Un’ altra vicenda degna di nota è quella relativa all’appalto per la consegna delle raccomandate in località Mazara Del Vallo.
Nel 2010 durante l’attività ispettiva si è scoperto che il recapito delle raccomandate non veniva effettuato dai portalettere di Poste Italiane ma da una ditta esterna, Ditta Mageri. L'appalto in questione, che sembrerebbe essere un accordo quadro stipulato con un Consorzio di Imprese, valeva centinaia di migliaia di euro.
In pratica i portalettere di Poste Italiane lavoravano poche ore al giorno, rientrando dalla gita al massimo alle 12:30. Ad oggi la situazione è invariata.
Infine altrettanto significativo è il caso relativo all’arresto in flagranza di reato, per furto e peculato, del dipendente Francesco Consiglio, in servizio presso l’ufficio postale di Capaci. Negli anni precedenti si erano svolte due altre inchieste ispettive in capo al medesimo dipendente ma nonostante due relazioni ispettive circostanziate, che attestavano furti ai danni di Poste, non fu fatto nulla dall’allora dirigente della filiale. 
Infine la recente nomina di Alessandro Alfano, fratello del Ministro omonimo, laureatosi nel 2009 e assunto nel 2013, non come stagista, come capita alla maggior parte dei laureati con il massimo dei voti, ma come dirigente di Postecom, testimonia una politica di reclutamento del personale non trasparente, non rispettosa dei criteri del merito, ed in contraddizione con quanto dichiarato nella relazione finanziaria 2012 dove si legge che: “Nel corso del 2012, ha preso avvio il processo di pianificazione per lo sviluppo delle risorse interne (..), per garantire il presidio e il ricambio dei ruoli organizzativi attraverso la valorizzazione delle risorse migliori”. 
A negazione di tali principi, di recente è stato nominato Amministratore Delegato di Poste Energia S.p.A. Riccardo Capecchi, nipote acquisito del Presidente del Consiglio Letta.
È opportuno richiamare il management di Poste ad una politica più rispettosa delle proprie risorse umane:
Occorre, dunque, modificare il meccanismo della premialità manageriale, privilegiando la conservazione e la riallocazione del personale esistente, e accantonando parte dei premi per fondi di mutua assistenza per casi come quelli degli esodati e per la sanatoria delle vertenze dei ricorsisti. Colgo l’occasione per chiederle se i bonus manageriali corrisposti dall’azienda, abbiano subito lo stesso ridimensionamento.

Leggiamo ancora che “ in tema di politiche sociali, nel corso del 2012 si è consolidato il sistema di welfare interno attraverso il potenziamento di servizi e l’attuazione di iniziative orientate alle esigenze comunemente rappresentate dai dipendenti e loro familiari”,ma non coerentemente con quanto sopra dichiarato, Poste ha messo a disposizione dei dipendenti un prestito personale ad un tasso del 5 %, a fronte di un Euribor corrente dello 0,25%, con uno spread di 475 basis point. Infatti, vale la pena sottolineare che, normalmente, persino le banche riservano ai propri dipendenti tassi pari ad Euribor, o con spread bassissimi.
Esprimo forte preoccupazione per le questioni sopra esposte e ritengo che il reiterarsi di simili condotte imponga una seria riflessione essendosi Poste rivelata un’affidataria non soddisfacente e alquanto irresponsabile. Tutto ciò riparte i suoi effetti negativi, da una parte, sullo Stato in termini di costo, dall’altra, sui cittadini in termini di qualità del servizio e sui lavoratori, unico asset non gradito.
Voglio ricordare che il ruolo di Poste Italiane era quello di essere servizio di recapito e non quello di essere banca, per cui prima di pensare ad essere banca, compagnia telefonica, assicurazione e infine a prodigarsi per il salvataggio di Alitalia dovrebbe preoccuparsi di garantire il servizio universale e la sicurezza dei dipendenti e dei clienti.
Riguardo la sicurezza, recenti vicende di cronaca relative a rapine dimostrano la carenza e la mancanza di strumenti, come telecamere a circuito chiuso, in alcune province della Sicilia. 

Ivan Catalano

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